martedì 18 dicembre 2007

La sfida politica del Partito Democratico

L’Italia repubblicana è stata protagonista, dal secondo dopoguerra in avanti, di uno straordinario sviluppo. Oggi, tuttavia, appare un paese frenato, ripiegato sulle proprie insicurezze e che fatica ad esprimere le proprie potenzialità. I freni che la legano sono molteplici, di ordine economico, politico e sociale.La paura. L’Italia è un paese pieno di paura. Hanno paura i giovani precari, che non vedono davanti a sé un futuro più lungo di tre mesi; hanno paura le famiglie, su cui ricade un peso enorme di assistenza ai bambini e ai vecchi, e che devono supplire alla mancanza di servizi pubblici; hanno paura i lavoratori, che sentono minacciati quelli che considerano come diritti acquisiti; hanno paura gli imprenditori, che si sentono imbrigliati dalle regole del mercato del lavoro, dalla burocrazia, dal fisco, e che sentono la mancanza di infrastrutture adeguate; hanno paura gli oppressi dalle mafie, là dove la presenza dello stato è ridotta al lumicino; hanno paura i cittadini che si lamentano dell’insicurezza crescente nelle proprie città e spesso puntano il dito contro gli extracomunitari; hanno paura gli immigrati e tutti i ‘diversi’ che faticano ad inserirsi (e faticano anche perché la gente ha paura di loro). Quando la politica non riesce a dare risposte adeguate, ci si rifugia nella propria dimensione individuale, con i propri legittimi interessi e le proprie giustificate paure, ma queste rischiano di diventare egoismi e meschinità, se si perde la capacità di aprirsi all’altro e al diverso.La transizione. A partire dalla fine degli anni Ottanta, con il crollo del Muro di Berlino e la fine della contrapposizione fra il blocco comunista e quello occidentale, si è avviata una lunga transizione all’interno della politica italiana, che oggi deve confrontarsi con scenari e problemi nuovi e diversi. La trasformazione dei grandi partiti ha dato luogo a mille scissioni e a mille partitini, sempre più spaventati dalla perdita della propria identità (e del potere dei loro leader), sempre più particolaristici e in concorrenza fra loro. Gli elettori di centro-sinistra sono delusi e non sopportano più la frammentazione e la litigiosità delle forze politiche che dovrebbero rappresentarli.La democrazia malata. In Italia c’è uno scollamento fra cittadini e classe politica. Vi è una fortissima passione civile, ma a volte non trova rappresentanza, e questo si traduce nella protesta dell’antipolitica. La “democrazia malata”, efficacemente evocata da Walter Veltroni, sta nell’opinione diffusa che i partiti più che associazioni di cittadini che concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale” siano “incrostazioni della democrazia”, cardini di un sistema autoreferenziale, irresponsabile e dedito alla tutela delle posizioni di rendita politica. Questa visione qualunquistica, in cui gli esponenti politici e i partiti sono “tutti uguali”, è la migliore protezione culturale che si possa offrire proprio a politici incompetenti e corrotti che finiscono per essere indistinguibili dagli altri, favorendo l’ulteriore degenerazione dei partiti.Il partito del ventunesimo secolo. Dopo due decenni di scissioni, il Partito Democratico inverte la rotta. Scommette sull’unione e sulla sintesi. Dà vita ad una forza che riunisce esperienze diverse e le proietta nel futuro. In un atto di estrema generosità politica, gli eredi delle due grandi tradizioni democratiche che hanno fatto l’Italia hanno sciolto i propri partiti per dar vita assieme ad un partito nuovo, che non solo raccolga il meglio di entrambi, ma che vada oltre, che sia il partito del futuro, il partito del ventunesimo secolo.La partecipazione. Il Partito Democratico inverte la relazione fra la casta dei politici, che si autoriproduce elargendo favori, ed i cittadini, cui non resta che raccomandarsi a qualche ‘santo in Paradiso’. Un partito che nasce con le primarie è un partito in cui i politici sono l’espressione della partecipazione dei cittadini, ed in cui i cittadini, e non le oligarchie o i burattinai, scelgono direttamente, anche all’interno del partito, da chi farsi rappresentare. Il Partito Democratico nasce con una grande festa della democrazia, le primarie appunto, in cui i cittadini sono chiamati in prima persona a scegliere il partito che vogliono. Quanto maggiore sarà la partecipazione popolare alla selezione degli organismi costituenti del nuovo partito, tanto più marcata sarà l’innovazione, perché sarà più evidente a tutti, cittadini, militanti, rappresentanti politici, che “il bastone del comando” è nelle mani dei cittadini.Cittadini e partito. Di più, se per la Costituzione i partiti sono i luoghi deputati all’espressione ed alla partecipazione dei cittadini alla vita politica ed alla gestione della cosa pubblica, il Partito Democratico nasce proprio con l’entusiasmo di riaprire la politica alla partecipazione dei cittadini. Il significato profondo e simbolico delle primarie, che va al di là di esse, è che i cittadini devono poter partecipare direttamente al funzionamento del partito che li rappresenta. E devono sapere come si prendono le decisioni, da dove arrivano i soldi, come sono spesi, etc. Questo significa anche inventarsi nuove forme di trasparenza e di comunicazione. Nel ventunesimo secolo, le informazioni sulla vita del partito e la possibilità di parteciparvi possono e devono, ad esempio, passare da internet.Il respiro del futuro. Il Partito Democratico ha il respiro del futuro. Non è un’espressione vaga, bensì concreta. Nell’Italia di oggi le donne e i giovani sono sostanzialmente esclusi dalla politica. Fra i candidati del Partito Democratico la metà sono donne e tantissimi sono i giovani. Questo significa avere il respiro del futuro!La sfida del futuro. La vera sfida che ha di fronte il Partito Democratico è quella di fare buona politica, di ridare entusiasmo e partecipazione ai cittadini, di restituire loro un futuro a cui guardare con fiducia e senza paura.Obiettivi. La buona politica si misura sui contenuti e parte da impegni precisi, sulla base dei quali i cittadini possano scegliere e poi valutare i propri rappresentanti. Gli obiettivi che vogliamo perseguire all’interno dell’Assemblea costituente sono i seguenti:a) la democratizzazione del potere: rendere effettivo, efficace e trasparente il controllo dei cittadini che si ispirano agli ideali del nuovo Partito sulla porzione di classe politica che esso esprimerà e sui suoi organismi dirigenti;b) la partecipazione dei cittadini: favorire modalità di partecipazione (per le decisioni e per la formazione della cultura e delle linee politiche del partito) nuove e capaci di realizzare il coinvolgimento politico di milioni di cittadini in base ai modi e tempi che la società moderna impone, nello spirito dell’art. 49 della Costituzione sul ruolo dei partiti nella Repubblica.Impegni. Il conseguimento di questi obiettivi necessita di alcune “garanzie”, per evitare il rischio che il processo in atto si traduca nella mera riproduzione delle peggiori abitudini e pratiche dei partiti costituenti. Noi ci impegniamo a tradurre tali garanzie nello statuto del Partito nelle assemblee costituenti regionale e nazionale:- partito federale: i segretari del partito ed i rappresentanti di ogni ordine e grado dovranno essere scelti localmente, non imposti dall’alto;- le primarie al centro: il centrosinistra è stato all’avanguardia nell’utilizzare le primarie come strumento di scelta dei propri candidati, sia a livello nazionale che regionale (da Prodi a Vendola, fino alla nascita del Partito Democratico); nello statuto del nuovo partito le primarie devono diventare il meccanismo cardine per la scelta delle cariche interne e per la selezione dei candidati alle cariche esterne;- nuove regole per le primarie: per quanto la nascita di un grande partito attraverso un voto popolare sia un evento straordinario, le regole con cui si vota alle primarie del 14 ottobre 2007 devono essere migliorate; nel nuovo partito, le primarie si dovranno fare con un sistema elettorale fondato sul voto di preferenza per i singoli candidati e liste aperte alla partecipazione dei cittadini;- merito, competenza e pari opportunità: come fatto per le primarie del 14 ottobre, le regole di funzionamento del Partito dovranno rafforzare le pari opportunità tra donne ed uomini sia nelle candidature e nelle nomine per incarichi di rappresentanza politica che per le nomine negli enti e nelle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli; nelle nomine degli amministratori di enti e società partecipate, soprattutto a livello locale, il Partito dovrà promuovere un significativo rafforzamento dei criteri di qualificazione professionale e competenza;- lotta alle posizioni politiche di rendita, clientelismo e familismo: il Partito dovrà garantire, anche valorizzando l’esperienza del passato sulla limitazione del numero di mandati parlamentari, le regole sul ricambio e sulla contendibilità di tutte le funzioni dirigenziali sia all’interno del Partito che nell’ambito delle istituzioni pubbliche, anche prevedendo limitazioni temporali o di numero ai mandati, un numero minimo di candidati giovani e l’incandidabilità per le persone che siano state condannate definitivamente per gravi reati – inclusi i reati contro la pubblica amministrazione e l’evasione fiscale – oltre che, in via precauzionale e temporanea e salva la presunzione di innocenza, per le persone che siano state condannate in primo grado per i medesimi reati;- trasparenza dei costi della politica: la richiesta di buona politica si esprime anche attraverso una maggiore trasparenza nelle spese e nelle entrate che il Partito Democratico sosterrà, anche attraverso una maggiore pubblicità di quest’ultime, sia per quanto riguarda i singoli eletti sia per il soggetto politico nel suo complesso;- regole congressuali che evitino la frammentazione in correnti: il nuovo soggetto politico deve rappresentare la sintesi delle storie dei partiti, delle associazioni e dei singoli che lo costituiscono. A tal fine, bisogna evitare che si creino al suo interno correnti e fazioni che ricalcano i “vecchi” DS e DL, o peggio, le correnti interne ad essi. A tal fine, le assise del nuovo partito dovranno essere organizzate per tesi programmatiche e non per mozioni. Il voto e la scelta dei dirigenti sarà quindi legata ai temi ed ai contenuti della proposta politica, e non all’appartenenza all’una o all’altra mozione o corrente.Al voto! Sulla base di questo impegno, chiediamo ai cittadini interessati ad attuare questa “rivoluzione democratica” di manifestare il proprio consenso e di essere essi stessi promotori del consenso di altri. Chiediamo il voto alle primarie per far percepire al Paese la forza della pressione democratica dei cittadini, indirizzandola verso le scelte forti e innovative di cui il Paese ha bisogno, imponendole una piena assunzione di responsabilità. La partecipazione alle primarie e l’ampio sostegno a Veltroni costituiscono anche il più forte segnale che i cittadini possono esprimere nei confronti del Governo Prodi, per rafforzarne l’azione e contrastare le turbolenze che animano la maggioranza di centrosinistra.

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